Il primo articolo dedicato alle esplorazioni urbane svolte dalla community di Spazi ai giovani nei mesi scorsi e al processo partecipato per produrre una serie di podcast: Spazi ai giovani – Voci al centro.
Articolo di Daniele Cataudella
I partecipanti di “Spazi ai giovani”, dopo aver intervistato gli abitanti e i commercianti del quartiere di Ragusa superiore, si sono seduti davanti a un microfono per realizzare dei podcast e condividere le loro impressioni sullo stato di salute e la vivacità del quartiere, le loro aspettative e cosa ha impreziosito la loro partecipazione.
Sempre di più l’uomo dell’età contemporanea, il cittadino della società capitalista odierna vive ogni minuto della vita collezionando sempre nuovi impegni tra lavoro, shopping, palestra. Il dramma è che dopo averne concluso uno, cento ne appaiono come un vero e proprio morbo e, purtroppo, questa è la causa della nostra cecità.
Abbiamo perso la capacità di fermarci davanti al più semplice dettaglio di un edificio, di un panorama e se anche ci prendiamo un momento per fermarci, allora non assaporiamo davvero quel momento, convinti che sarà ancora lì l’indomani, immutabile e nostro. E come un neonato deve abituarsi alla luce nei primi giorni della sua vita, così noi dobbiamo reimparare a vedere, ad ascoltare e, così, a stupirci.
Ed è questo l’obiettivo del progetto “Spazio ai Giovani”, un’iniziativa promossa da L’Argent A.P.S. E.T.S. di Ragusa, in partenariato con le associazioni Collettivo Ocra e Generazione Zero che ha come fine la valorizzazione e il recupero delle bellezze del centro storico di Ragusa e che coinvolge membri dai 18 ai 35 anni, studenti e lavoratori.
Dalle esplorazioni urbane ai podcast
All’interno del Centro Commerciale Culturale “Mimì Arezzo” i partecipanti e i tutor di Generazione Zero si sono dati appuntamento per l’avvio della seconda fase del progetto, consistente nella produzione di podcast di 15 minuti, nei quali riportare tutto ciò con cui sono venuti a contatto tramite le passeggiate fatte per il quartiere. Davanti ai microfoni della sala radio, hanno condiviso cos’ha significato per loro parteciparvi.
«Un’occasione per ritrovare i luoghi persi nell’infanzia», «liberare la creatività di ognuno e metterla al servizio, approfondendo la storia del territorio» e «recuperare la bellezza che va scemando» sono alcune delle risposte che sono state raccolte dalla moderatrice, scelta fra gli stessi componenti del gruppo di registrazione.
Ma è stata la risposta alla domanda «Cosa significa per voi perdere tempo per guadagnare spazio?» a riassumere il senso dell’intero lavoro: «perdere equilibri per dare importanza al piccolo dettaglio».
Tutti noi perdiamo equilibri, nelle relazioni, nelle scelte quotidiane ma, mentre gli altri rimangono nelle loro convinzioni e convenzioni come pesci in un acquario, noi, avventurandoci nel mare, cambiamo anche orizzonti e in questo, educati dal progetto a “passeggiare lentamente” e a concentrarci nelle piccole cose, diventiamo dei “missionari”: “missionari” del riappropriarsi del proprio tempo e del proprio spazio.
Le foto sono di Giuseppe Santoro.
Trovi altri articoli nel blog di Spazi ai giovani